sabato 18 febbraio 2012

Voglio Vol(a)ere

"Voglio avere la testa elegante, classica ed essenziale"Cambio sempre più spesso i capelli, un'aggiustatina qui, una li, poi il desiderio di farli ricrescere. Come quando ero angelica,una piccola bambola.Quando arriva però la consapevolezza che mai più torneranno lunghi quanto lo erano lo sconforto mi assale e li taglio.
Sono la contraddizione fatta persona. Sono un po' più rossi anche. Due occhioni, pelle bianca ed occhiaie.
Niente di più.

Tutto il resto, dal collo in giù vorrei non vivesse con me. Vorrei non dovermi trascinare eppure non posso lasciarmi a casa. La natura umana non permette questa "vivisezione in vita". Solo da morta potrò essere divisa. Potranno vedere che cosa c'è di cosi marcio nella mia testa.
Perchè qualcosa che non va ci deve pur essere.
E sarà in quel momento che "la custode della mia anima" capirà di avermi distrutta per sempre.

Da perfetta contraddizione vivente quale sono, cerco disperatamente di privarmi di ogni cosa che desidero.
Sempre se ciò che sento è desiderare qualcosa o desiderare di  non volere"
Mi sento sola, ma allontano.
Ho fame, ma evito.
Vorrei parlare, ma taccio. E ingoio. E parlo a modo mio.
Vorrei andare bene a scuola, non riesco a studiare.

E come ripete la mia professoressa di Italiano, per studiare bisogna mangiare.
-"Figlietta mia, me dicessi ammè come fà 'na dieta!"-
E' Romana, severissima ma con lei mi sento a mio agio. I miei interessi che discostano anniluce da quelli dei miei coetanei sono protetti. Io amo leggere cose particolari, testi filosofici, classici italiani mentre... attorno a me... regna incontrastato il "Livello Moccia". Nulla contro quei libri, ritengo però non bisognerebbe fermarsi ad una semplice storia d'amore che fa sognare tutti, anche me.
Faceva sognare anche me quando la malattia non mi aveva divorato l'anima. Quando gioivo per
quei chili persi, quando facevo tutto, senza sentire la minima debolezza.
Ora mi trascino, mi presento, mi porto, mi tutelo.
Mi trascino nei miei doveri (scuola), mi presento (alle visite), mi porto (a casa), mi tutelo (dormendo e garantendomi la sopravvivenza)
Ho buttato tutti questi otto anni, qualche tregua qui e la, alti e bassi ma sempre buttati sono.
Non ho una vita sociale, non ce l'ho mai avuta perchè ero "sempre troppo matura". Preferivo stare a casa con mamma a cucinare che andare ai compleanni dei miei amichetti delle elementari. Ed ora preferisco stare a casa a leggermi un buon libro o a piangere con una melodia al violino piuttosto che andare a rimbecillirmi in una discoteca. Anche perchè, discoteca...
Discoteca significa per me scegliere che cosa bere, accertarmi che non sia troppo fredda, assicurarmi che ci sia un posto dove sedersi, che ci sia qualcuno che conosce il mio problema e che noti se svengo dopo una sigaretta. Calcolando che alcolici non bevo, che redbull light sono impossibili da trovare in discoteca, che la cocacola zero è anch'essa introvabile...Significa partire di casa e non vedere l'ora di ritornarci, restando fuori consapevole di avere mia madre a casa sveglia, mentre aspetta la telefonata dell'ospedale che l'avverte di uno svenimento della sua dolce creatura. COnsapevole che se la bevanda sarà troppo fredda rischio una colica addominale, che se la sigaretta è troppo vicina alla precedente potrei svenire, che la musica troppo alta potrebbe stordirmi e causarmi un attacco di panico.

Nel mio piccolo, so che tutto questo è malato. Vivo una vita da malata.Il peggio però è quando, cercando di accantonare tutta questa realtà parallela torno con i peidi a terra e sono consapevole di non essermi sempre lasciata andare, di aver provato a fare qualcosa più e più volte. Ma nulla è giovato.Mesi in clinica, mesi in un centro di salute mentale, mesi con il sondino per ben due volte. Senza contare tutte le flebo, le vitamine, gli integratori, i colloqui con questo e quello psichiatra, per poi passare a quel centro con quell'altro psicologo. Ne ho visti di cani e porci.
Ne ho provate di tutti i colori ed ora mi dico... se sono ancora qui, è forse destino che io ci rimanga?

Sono Cristallo.
Ma chi ha il coraggio di prendersi la responsabilità di abbracciare il cristallo?

3 commenti:

  1. Un cristallo può abbracciarsi. Così come si può tenere una farfalla tra le mani.
    Basta amare la vita che sei!!!

    Un abbraccio ^_^

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  2. anch'io ho perso 8 anni... ma sai cosa ti dico? non è mai troppo tardi per recuperarli!!
    ti stringo

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  3. Già, non è mai troppo tardi per incominciare a vivere. Anche se io non so se noi potremo mai fare una vita normale. Lo dico con molto sconforto, ma è ciò che penso, che una parte di noi resterà malata per sempre. Perchè la mia malattia è diventata la mia identità e privarmi di essa sarebbe come togliermi una parte dell'anima.

    Ti capisco bene quando dici che preferisci stare da sola, anche io amo la solitudine. Però, più mi chiudo, più le cose vanno male. Ho notato che, quando sono aperta e solare, la vita va meglio, mi appare migliore, sembra che le cose vadano tutte (o quasi) per il verso giusto. E' incredibile quanto iniziare la giornata con un sorriso cambi la vita. Tutto ti sembrerà più colorato.
    Ti consiglio di non chiuderti, di aprirti più che puoi, di non crogiolarti nel tuo dolore, ma gridarlo a tutto il mondo. Mettere in luce che tu stai male e hai bisogno di aiuto. E poi lasciarti aiutare...affidarti a qualcuno che ti segua e che ti prenda sul serio e ti voglia bene.
    Di gente pronta ad aiutarci ce n'è tanta, dobbiamo solo trovare la persona giusta, persisti e non smettere mai di cercarla, perchè anche tu ce la puoi fare...

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