sabato 28 gennaio 2012

Tumbalalaika

Mi rivedo bambina, mentre dondolo su quell'altalena nel giardino che tanto amavo.
Ricordo la mia irrefrenabile voglia di andare sempre più in alto, ogni volta mi ponevo un'ostacolo da superare. Poteva essere un nuovo ramo del cespalbero (lo chiamavo così) oppure una nuvola in cielo.
Io dovevo superarlo. Potevo cadere dall'altalena. Potevo frantumarmi. Potevo fermarmi.

Così ora.
Potrei fermarmi. Potrei cadere. Potrei frantumarmi.
Io devo superare quell'ostacolo.
Quell'ostacolo sono io.
Quanto mi sento persa.

Tanto amore, quanto odio.
Tanta rabbia, quanta stima.

Dolcenotte...
Tumbala... tumbala... tumbalalai...

venerdì 27 gennaio 2012

Fiele



Ed è con questa canzone che scrivo il post.
Ogni momento della mia vita ha una sua colonna sonora, forse perchè il silenzio che c'è dentro ha bisogno di sentire qualcosa. Così, quel qualcosa che non esiste si crea.
Ci sono cose, piccole cose che avrebbero bisogno di calore.
Quel calore umano che manca. Che cerchi. Che crei. Che pur di averlo ti distruggeresti.
Puoi correre attraverso i giorni e continuare a far finta che questo vuoto non ti tocchi ma lo sai,
tutto ciò che ricerchi compulsivamente dalla vita è atto a riempirlo.
Più eccelli, più per un misero attimo sorridi.

I miei occhi sanguinano oggi,
non ci son versi che sorreggano il peso di quel dolore.
Non ci son lacrime mature, pronte.
Mi sento abbandonata oggi,
mentre le mura pare mi agguantino
mentre il mio corpo sembra imprecare perdono.

La fame d'amore, l'amore che fa fame, la fame che da amore.

lunedì 23 gennaio 2012

Riso e Fiele, nasce dal mio bisogno compulsivo di scrivere.
Di scrivere cose spesso scomode, cose che non vorrei mai venissero trovate perchè lasciate sbadatamente su una scrivania, dentro ad un libro o chissàdove. Scrivo perchè parlare non mi riesce semplice, perchè alle volte, quando vorrei farlo non ne ho le forze, perchè quando ne ho le forze mi tappo la bocca con metodi poco naturali.
Parlo in maniera innaturale.
Parlo con il mio corpo, al mondo che attonito guarda repentini cambiamenti, senza poter fare nulla se non subire come spettatore un massacro. L'ennesimo.
Parlo consumando un corpo che ha in se troppi ricordi, che racchiude frasi mai dette, avvenimenti mai raccontati e lacrime mai versate. E' un male che ho covato da quando ero in fasce, alimentato da quando ho 12 anni e protetto ahimè involontariamente fino ad ora che gli anni sono quasi venti.
Pochi mesi ancora. E' uno di quei mali che illude di donarti tutto ciò che non credevi di essere, tutto ciò che non credevi d'avere: Forza, tenacia. L'illusione sta proprio nel fatto che mentre credi ti stia dando il necessario per andare avanti ti sta sottraendo tutto. Amicizie, sorrisi, affetto. Tutto.
I chili vanno e vengono ma le amicizie, quelle non sempre ritornano. Vi parlerò da bambina che non sono potuta essere e che oggi risiede nel corpo e nell'anima di una ventenne.


Scriverò,
e non sempre saranno cose piacevoli, non sempre sarà facile leggere.
Spesso ci saranno manipolazioni, spesso ci saranno frasi appartenenti al deserto che ho dentro.
Frasi di una galera, qual'è l'Anoressia che mi tormenta, la fame d'amore più grande che una persona possa provare.
Ma ho bisogno di scrivere, è il mio modo di piangere.
Ho bisogno di creare uno spazio mio,
dove posso delirare o meno a seconda di come realmente sto.

Restate pure qui se volete leggermi,
commentare, chiedere.
L'unica cosa che chiedo in questo mio "salotto"
è di entrare in punta di piedi.
Pareti e soffitto sono di cristallo.