venerdì 27 aprile 2012

E se fosse il mio nido?

E' un fluire di parole quello che sono oggi, rabbiose e docili al contempo.
Piattume di giorni che scorrono
La malattia resta. O forse no.
Se potesi scindere ciò che è malato da ciò che è sano neppure con un bisturi
riuscirei ad eseguire un taglio netto. Perfetto.
Tra le sei del mattino e la mezzanotte, chissà che cosa c'è di giusto, io non lo so più.
Non vedo il giusto, non sento il giusto e forse.. non cerco il giusto.
Mi sono persa, in un labirinto senza ingresso ne uscita, io sono entrata dall'alto.
Mi ci hanno lanciata.

                                      ...E poi domando a me stessa, la medesima cosa.
                        Perchè restare in questo inferno nonostante la possibilità di uscirne?

                                          L'uccello si sente protetto tra quei rami,
                                                  io tra i rami ho nidificato.

venerdì 20 aprile 2012

Piango al buio

                                                 E' come perdermi questa melodia.
                                              E' il sorriso scomposto che mi annienta
                                           
E'la falsità che devo far mia ogni giorno


                                                    
                                                     (Per sentire questa immagino dobbiate stoppare quella del blog.
                                                                                                                   Il lettore è a fine pagina)

mercoledì 11 aprile 2012

I'll burn

Ed ho nuovamente gli occhi persi, volti all'infinito che di infinito ha solo la monotonia e l'angoscia di una cosa senza fine. Quella cosa, la mia vita. Scorrono i giorni, aumenta il peso ed è il meno. E' la rassegnazione davanti a tutto questo che azzera,sconcerta e tacita annienta.

Tacito è il suono dei miei passi, della fiele che scorre timida davanti ai miei occhi. Spettatori passivi dello sgomento del prima e del dopo. Qual sia la fine m'è ignoto, breve e fiera belva del mio presente.
Contorsioni di visceri, tra idee sparse e singhiozzi
. Circo, macabro esperimento di questa messa in scena.

Il giorno in cui per la prima volta fui abbagliata dalla vita smisi di pregare. In grembo pregavo, certo non ad un Dio, di udire pugni sull'ingombrante pancia genitrice. Ma a nulla valsero le speranze della mia morte natale, del mio precoce fallimento. Venni al mondo, un tiepido pomeriggio di venti anni fa.
Quando tutto ancora poteva essere bello. Quando il cane faceva la guardia alla mia culla. Quando avevo una famiglia, una casa, un'altalena. Ma quei confini, si restrinsero, confinandomi alla soglia della pubertà al mio solo corpo. Il confine più spietato da accettare, sopportare.

Perennemente combattuta tra il desiderio di vivere e quello di morire.
Chiaro è che se potessi scegliere non opterei per la vita. Quella dai colori pastello, tenui dove i fiori sbocciano a primavera, la neve cade d'inverno, la nebbia crea atmosfera e le foglie che cadono sono una parata di meravigliosi colori. Io, questo tipo di vita l'ho visto solo nelle pubblicità, sognato nei libri.

A nulla vale vivere ora. La nebbia placa l'anomia, la pioggia confonde le lacrime, il sole mi chiude in casa e l'autunno segna l'inizio di una nuova sconfitta.
Non riesco a vivere da sola.
Non riesco a morire da sola.

Per entrambe ho bisogno di un qualcuno che mi aiuti a condurre l'impresa.

                                       Bruciatemi e spargete le mie ceneri sull'auto
                                    di colei che ha segnato il mio nuovo precipitare.
                                     Spegnetemi, non sono a risparmio energetico.

martedì 10 aprile 2012

Tumbalalaika qui e la.

Credo di aver perso il segnale.
Il segnale che la Terra usava per tenermi legata, con le sue onde a quello che è il comune vivere.
Viaggio su confini paralleli, un piedi qui ed uno al di là del concesso. Vivo se così si può dire, spingendo sempre il piede sull'acceleratore, voltandomi pur di non guardare, correndo pur di non sentirmi.Sto facendo l'impossibile pur di non fermarmi e percepirmi. Corri corri corri che tanto ti schianti e lo sai.Arriverà il giorno in cui i tuoi elettroliti ti ritorneranno tutte le angherie subite, in cui non faranno da complici a questo massacro. Arriverà il giorno in cui non accetterai più un sondino.O forse, arriverà il giorno in cui nessuno vedrà che sei divelta a terra senza vita. Nessuno avrà ascoltato, visto percepito i tuoi elettroliti che stanchi facevano i bagagli, decidendo così la tua morte.Arriverà forse il giorno in cui non ti vorranno più nutrire con una sonda... arriverà quel giorno. Sei cosciente.

V e n t'a n n i tra poco meno di una settimana. E forse non so più utilizzare un coltello. Una forchetta di normali dimensioni. Tanto vale che ricomincio a mangiare con il cucchiaino storto dei piccini.
Eh si, perchè tanto è li che vorrei tornare.  Forse privare me stessa della responsabilità di mangiare è l'unico modo di "affievolire" il carico. Lo dicono sempre che il sondino è come dare man forte al mio disagio, ahimè deontologicamente parlando se io non apro la bocca non possono lasciarmi li. GIochi infimi, ma sono malata no?  Sono così cocciutamente intelligente e malata, testarda e masochista, arida e nefasta che la psicologa ha bisogno della "Balia" per sopportarmi. Venerdì la new entry.

La nuova psichiatra. Psicologa o quel che sia. Mi auguro sia capace e sopratutto dotata di un bello spessore, perchè non avrò pietà. E' bene che lo sappia. Sono stanca di tutte le loro arie da sapienti in materia, quando me li mangio con un boccone. Arriverà il momento in cui capiranno che io...sono così.
Non sono nata malata, chiaramente. Sono nata in un ambiente che mi ha portato ad ergere questo muro davanti ad un mondo così ricolmo di ignoranti, di finti saggi e stolti sapienti. Un ambiente in cui se hai qualcosa dentro soffri incolpandoti di non essere stupido come gli altri. E non parlo di voti a scuola, qui è un altro piano. Ciò che uno ha dentro, perchè oggi il fatto di avere qualcosa è come essere segnati alla discriminazione. Di ogni genere.

Ad oggi mi domando, come e perchè nei miei momenti più bui io raggiunga quella simbiosi con i miei sentimenti tale da riuscire a scrivere cose che da "savia" non potrei. Mi domando come io riesca a disegnare cose così ricolme di significato, mentre in giorni di sole come questi, in cui fingo spudoratamente anche con il letto che mi accoglie la notte...io sia piatta.
Per vivere mi appiattisco, per convivere con i miei coetanei sorrido, si certo... ma quello non mi appartiene. Io sono quella cupa che scrive poesie sulla panchina del lungomare mentre non c'è nessuno oltre la nebbia. Sono quella rinchiusa nella camera con fogli e carboncino, finestre tappate ed ossigeno rarefatto. Soffro e creo quella giusta situazione di omeostasi tra me stessa ed il mondo, faccio entrare un po' di lui ed in lui trasferisco un po' di me.

DIfficile da comprendere per chi nutre e soddisfa le sue vacanze vincendo vacanze raggiuungendo gli obiettivi delle case farmaceutiche. Non dico che i farmaci siano dannosi, li ritengo necessari spesso. Ma perchè appiattirmi? Perchè placarmi? Perchè nutrirmi? Perchè addormentarmi? Perchè stabilizzarmi? Perchè dovete farvi le vacanze appiattendo quello che è il mio viaggio? Io il mio viaggio lo compio con i crampi, gli svenimenti, le lacrime, il panico, con carta e penna. Finto buonismo. Lungi da me la presa di posizione antipsichiatrica. Perchè non lasciarmi nel mio antro metafisico?Ne muoiono tante. Io della morte non ho paura, ci gioco giorno e notte, a volte più a volte meno e fino ad ora nonostante tutto, il lietofine tanto agognato non c'è mai stato. Perchè costringere una persona a restare? MI hanno messa al mondo, con in tasca un biglietto di sola andata con destinazione "IL Mondo" ora sono cresciuta, ed ho risparmiato abbastanza.
Voglio il biglietto di ritorno. Lo esigo.



E' un post abbastanza psicotico, mi scuso. Ma mi urtavano profondamente gli spazi e le righe interrotte a metà, tre quarti o quelchesia.

martedì 3 aprile 2012

Effluvi di delirio

Oltre il limite tangibile della tua memoria.
Devi andare oltre, devi superarlo, devi cercare ancora più indietro
Non ti domando l'impossibile, solo di farmi sognare ciò che non ricordo sai, inutile cercare di tatuarsi sul corpo un pensiero, una sofferenza.
Al di la' del limite, del visibile proprio la, dove tutto si distrugge.
Dove tutto distrugge tutto. Dove il nulla riempie tutto di niente.
Niente:entità.
Effluvi le lacrime, particelle il corpo, banalità il sentimento.
Sentimento, imperante, intransigente.
(-in) privazione.
Privazione. Sacrificio.
Anche le Fate sacrificano le ali pur di relegare i piedi al suolo. Processo inverso.
Indossare le ali per staccarsi da terra.
Li dove barcolli, t(r)emi, fremi.
Guarigione o chichessiaquellacosa come slogan pubblicitari, effetto e pronto intervento.
Come se in ventunogiornidisanitàmentale potessi cambiare davvero metà di ciò che sei.
Conferenze banali, monotone disinformanti e fuorvianti.
(-anti)paraculaggine per trasmettere un messaggio opposto a quello reale.
Anti-me.
Come dire che io esisto.
Il me è lampante, è ultimo, rimane impresso.
Anti non attira l'attenzione.
Anti-me, non sai che sono contro me stessa mentre tu capisci che io esisto.

Descritta come mente sottovuoto. Senza data di scadenza, in fioritura.
Addomesticare previa consumazione.
Conservare in luogo asciutto lontano da fonti di calore.
Conservarmi tra pensieri aridi lontano dall'amore. Amore-calore. Bello no?

Troverai la tua strada, un po' più in la.
Un po' più in la del limite.
Limite perennementespostato.

Al di là del niente dove risiede il nulla ove comanda la prestazione degna di lode senza più ambizione